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La metatarsalgia. Quel dolore insopportabile alla parte anteriore della pianta del piede. Cause, sintomi e cure

Nelle forme iniziali e nelle forme in cui il problema è di lieve entità il podologo può gestire il problema. Quando però il dolore è associato alla presenza di…

La metatarsalgia. Quel dolore insopportabile alla parte anteriore della pianta del piede. Cause, sintomi e cure
La metatarsalgia. Quel dolore insopportabile alla parte anteriore della pianta del piede. Cause, sintomi e cure

Tra le molte lettere che riceviamo da parte delle lettrici in cerca di consigli, il problema del dolore alla parte anteriore del piede, un problema che va sotto il nome medico di metatarsalgia, è sicuramente uno dei più ricorrenti. Spesso associato all’uso di scarpe con i tacchi, ma molto frequente anche in chi i tacchi non li porta, e in chi non è più giovanissima.

Abbiamo chiesto al Prof. Valerio Sansone, Direttore del Dipartimento di Ortopedia e Traumatologia dell’Università degli Studi di Milano – Istituto Ortopedico Galeazzi IRCCS di spiegarci meglio quali sono i sintomi che caratterizzano questo problema, quali le cause, e soprattutto come lo si può risolvere, anche nei casi più gravi.

Iniziamo a parlare dei sintomi. Come si manifesta e quali sono i segni indiscutibili che una persona è affetta da metatarsalgia?
Innanzitutto chiariamo cosa significa metatarsalgia: è un dolore localizzato prevalentemente nella parte anteriore del piede, specie durante il cammino e, soprattutto, nella fase di spinta del piede. La fase di spinta del cammino è quando si resta in appoggio su un solo piede per portare avanti l’altro. In questa fase, tutto il peso corpo si scarica su una zona ristretta della pianta del piede e, in particolare, sulle estremità delle ossa metatarsali che sono dette “teste”. Il dolore può manifestarsi in maniera diversa, perché può essere dovuto a patologie differenti. Un elemento importante è sapere se compare con alcuni tipi di calzature anziché con altri. Ad esempio, un paziente che lamenta metatarsalgia quando cammina con scarpe con punta stretta è tipicamente affetto da un neuroma di Morton.

Le cause della metatarsalgia. Esiste una predisposizione congenita alla metatarsalgia, oppure le cause vanno sempre ricercate in comportamenti scorretti, come ad esempio l’uso di scarpe con il tacco eccessivamente alto, o di calzature poco ergonomiche?
Non esiste una predisposizione congenita alle metatarsalgie. Però esistono delle conformazioni spesso ereditarie come, ad esempio, il piede cavo che possono determinare un aumento eccessivo di pressione legata alla minor superficie di appoggio rispetto a un piede normale. Con il tempo poi, a causa dell’invecchiamento, esiste una riduzione del pannicolo adiposo che è posto sotto le teste metatarsali. Si tratta di un cuscinetto di grasso che ha lo scopo di diminuire la pressione sulle teste metatarsali. Dopo i 60 anni, questo cuscinetto tende a ridursi. Da questo deriva che la maggior parte dei pazienti affetti da metatarsalgia ha un’età superiore ai sessant’anni. L’uso di scarpe con tacco alto può peggiorare notevolmente la situazione perché il peso del corpo si scarica in gran parte nella parte anteriore del piede, accentuando il sovraccarico. Queste sono le classiche metatarsalgie “meccaniche”.

Ci possono essere anche altre cause di dolore all’avampiede, la più comune delle quali è dovuta alla presenza di un neuroma di Morton. Si tratta della presenza di un nodulo di pochi millimetri che coinvolge uno o più nervi alla base delle dita. L’uso di scarpe strette in punta e rigide determina uno schiacciamento del nodulo a cui segue la comparsa di dolore. Tipicamente il paziente riferisce la necessità di togliere la scarpa per alleviare il dolore.

Si tratta di un problema che effettivamente colpisce di più le donne, tacchi alti a parte, oppure uomini e donne su questo piano sono ugualmente predisposti a soffrire di metatarsalgia?
E’ un problema che effettivamente colpisce soprattutto le donne ma anche gli uomini possono essere affetti da questo tipo di patologia. Però, come detto, ci sono forme diverse di metatarsalgia e, quindi, bisogna sempre indagare la causa.

Parliamo delle cure. Ci sono forme di metatarsalgia più o meno gravi. Quali sono i consigli dello specialista nelle forme iniziali o più sopportabili?
La cura dipende sostanzialmente dalla diagnosi quindi una metatarsalgia legata a una deformità risponde abbastanza bene ad un trattamento “meccanico”, vale a dire con l’adozione di plantari che permettono di distribuire meglio il peso applicato alla pianta del piede, riducendo così la pressione sulle teste metatarsali. Nelle forme senili dovute essenzialmente alla riduzione del pannicolo adiposo il trattamento con plantare porta sicuramente a un miglioramento significativo della sintomatologia. Purtroppo però, trattandosi di un problema legato a una condizione ormai permanente del tessuto sottocutaneo, il plantare deve essere portato sempre altrimenti il dolore ricompare.
Ovviamente infine, si deve prestare attenzione al tipo di calzatura, perché maggiore è l’altezza del tacco, maggiore sarà la quantità di peso che graverà sulle teste metatarsali.

E invece nei casi più gravi, quelli in cui diventa impossibile condurre una vita normale, cosa si fa?
A volte il plantare non basta a eliminare il dolore. In questi casi, specie quando ci sono delle deformità come il piede cavo o il suo opposto, il piede piatto, è necessario ricorrere al trattamento chirurgico per modificare la struttura del piede. Un neuroma di Morton invece risponde poco al plantare e spesso è necessario asportare chirurgicamente il nodulo.

Ultima domanda. Quale è lo specialista di riferimento quando si soffre di questo problema?
Nelle forme iniziali e nelle forme in cui il problema è di lieve entità il podologo può gestire il problema. Quando però il dolore è associato alla presenza di deformità o di neuromi e quando la terapia conservativa non ha dato il risultato sperato è meglio procedere con una visita ortopedica per decidere se è il caso di procedere con un trattamento chirurgico.

Ringraziamo il Prof. Valerio Sansone
Direttore del Dipartimento di Ortopedia e Traumatologia dell’Università degli Studi di Milano – Istituto Ortopedico Galeazzi IRCCS

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