La fine di una storia d’amore è spesso un evento molto doloroso, e a volte il dolore è tale da diventare quasi impossibile da superare. Cosa significa, dal punto di vista psicologico, la fine di una storia d’amore, e come va gestito il dolore ed il lutto che a questa fine si accompagnano? Abbiamo chiesto alla D.ssa Francesca Cenci, Psicologo, psicoterapeuta, psicologo dello sport, di aiutarci a capire meglio come comportarsi, e come aiutare chi si trova a vivere una situazione di questo tipo.
I giorni successivi alla fine di una storia d’amore sono i più dolorosi. Cosa succede, a livello psicologico, ci si rende conto che è finita, che nulla tornerà più come prima?
I giorni imminenti la rottura di un legame affettivo sono indubbiamente i più difficili e lo sono per entrambi. È ovvio che sono più complicati per chi subisce la decisione e meno per chi la prende, ma in ogni caso è un innegabile dolore.
A volte non si ha nemmeno la piena consapevolezza di quanto accaduto e in tanti casi resta una speranza che si possa tornare insieme, anche se ciò è più una fantasia che un dato di realtà.
La fine di una storia è un lutto a tutti gli effetti. Ci vorrà molto tempo per poter superare il trauma derivante dalla fine di un amore. È possibile inquadrare dal punto di vista psicologico ed elencare le fasi successive alla fine di un rapporto sentimentale, dalla fine alla ripresa di una vita ‘normale’?
Certo, esattamente come nell’affrontare la perdita di una persona cara, ci sono delle specifiche fasi da attraversare, che nonostante siano soggette a una variabilità individuale, sono abbastanza precise. Inizialmente c’è la fase di shock, di rifiuto totale e di bassa presa di coscienza, in un secondo momento, ossia quando arriva la consapevolezza dell’accaduto c’è un momento di forte rabbia, seguito dalla negoziazione (ossia il tentativo di trovare spiegazioni all’accaduto).
La terza fase è caratterizzata dalla depressione (ci si arrende di fronte all’evidenza del fallimento) e infine si arriva all’accettazione, durante la quale ci si riconcilia con la propria realtà e la rabbia si affievolisce.
Come è diverso questo processo per chi lascia, e per chi ha lasciato?
Indubbiamente è più arduo per chi viene lasciato, perché con buone probabilità prova ancora dei sentimenti forti verso l’altro, cosa che amplifica il dolore.
Chi prende la decisione è avvantaggiato sia dal fatto che non subisce passivamente una fine ma la decide, oltre che evidentemente lui non ama più il partner, cosa che rende tutto più semplice. Ciò non significa che non sia difficile e ostico per entrambi.
Ci sono delle differenze tra uomini e donne nel modo di lavorare e superare la fine di una storia? E se sì, quali le più importanti?
Credo che siano diverse le modalità espressive degli uomini e delle donne ma non l’entità del dolore o delle difficoltà emotive, che sono le stesse.
Cosa fare per provare a contrastare il dolore derivante dalla fine di una storia? O il dolore è una fase che va vissuta e non repressa, pena il rischio di non riuscire a liberarsene più?
Credo che sia fondamentale restare positivi e restare focalizzati su ciò ci fa stare bene, indipendentemente dagli altri. Reputo fondamentale non lamentarsi, non abbattersi, non isolarsi, contornarsi di persone che ci vogliono bene, prendersi cura di noi e non trascurarci mai. Il dolore non va represso, però va contrastato con cose positive che ci danno gioia.
Chi resta fossilizzato sul passato rischia di restarne vittima e quindi di precludersi la possibilità di tornare ad essere felice.
Cosa assolutamente NON bisogna fare dopo la fine di un amore? Quali gli errori che lei nella sua pratica clinica vede commettere più spesso, e che non andrebbero mai commessi?
L’errore più comune è quello di buttarsi in un’altra relazione senza aver elaborato la fine di quella precedente. Questo dà un sollievo immediato ma non duraturo, è una sorta di effetto placebo ma ha i giorni contati.
Credo sia fondamentale tornare a stare prima bene con se stessi per poi iniziare una nuova storia sentimentale, in questo caso sarà sicuramente più sana e duratura.
Alessio Cristianini per Margherita.net
Francesca Cenci Psicologo, psicoterapeuta, psicologo dello sport.
Nel corso di questi anni ha lavorato in svariati contesti di cura pubblici e privati come psicologo clinico, si è specializzata in rapporti di coppia e in sostegno alla genitorialità e il suo blog “due cuori e una famiglia” è molto seguito. Attualmente svolge la libera professione in due Poliambulatori privati a Salsomaggiore e a Parma, è consulente per due strutture psichiatriche del gruppo Gesin Pro.ges. ed è uno dei preparatori mentali della Federazione Italiana Tennis. Viene spesso invitata in programmi TV come psicologo, in qualità di esperto, http://www.francescacenci.it