Con il termine vulvodinia si fa riferimento ad un dolore dell’apparato genitale femminile, della durata di almeno tre mesi, senza una chiara causa identificabile, ma che può avere potenziali fattori associati. Vulvodinia infatti è una parola composta da “vulvo”, che indica l’apparato genitale esterno (grandi labbra ed introito vaginale) ed il suffisso “-dinia” che in gergo medico significa “dolore”.
Questa patologia può essere causata da diversi fattori che possono sovrapporsi e coesistere: tra le cause coinvolte vi sono aspetti neurologici, infiammatori, genetici, muscolari e psicologici.
Questa patologia può essere causata da diversi fattori che possono sovrapporsi e coesistere:
Questa multifattorialità della vulvodinia rende lungo il processo diagnostico, a discapito della donna, i cui sintomi possono essere sottovalutati instillando in lei un senso di sfiducia, impotenza, svalutazione, frustrazione e rabbia per non essere creduta. Inoltre anche dopo che si arriva alla diagnosi, mediamente dopo 4 anni, l’accessibilità alle cure non è sempre scontata in quanto, è necessaria una équipe multidisciplinare che si occupi di tutti i fattori sopraccitati coinvolti nella patologia, oltre che costi elevati.
La terapia infatti prevede che la paziente sia trattata con competenze specifiche in ambito urologico, ginecologico, neurologico, psicologico, sessuale, psichiatrico, nutrizionale e posturale.
I sintomi spesso associati a vulvodinia sono:
- Bruciore vulvare (spesso le donne lo descrivono come una sensazione di “taglietti” o “spilli”);
- Dolore durante i rapporti sessuali;
- Dolore uretrale, vestibulare, anale, vaginale, sovrapubico e vescicale;
- Aumentata frequenza urinaria associata a bruciore alla minzione;
- Dolore zona sacrale e glutei;
- Prurito vulvare;
- Cistite post coitale;
- Dolore al contatto con i vestiti stretti;
- Dolore nella posizione seduta protratta nel tempo;
- Presenza di ipertono, cioè eccessiva tensione dei muscoli del pavimento pelvico, che aggrava la sintomatologia;
- Presenza di altre patologie quali l’endometriosi, la fibromialgia, la sindrome del colon irritabile, la cistite interstiziale.
Il dolore può essere quindi cronico e continuo oppure intermittente o episodico (cioè, in relazione al ciclo mestruale, generalmente nella fase premestruale). Può essere spontaneo oppure insorgere con il contatto con gli abiti o durante i rapporti sessuali, condizionando normali attività come stare sedute, camminare, guidare, indossare jeans e i rapporti sessuali.
La presenza del dolore, la difficoltà della diagnosi e delle cure fanno sorgere spesso stati di ansia e depressione
Chiaramente questo genera delle difficoltà, se non una vera e propria invalidità, nella vita relazionale, familiare, lavorativa e sociale della persona che ne soffre.
La presenza del dolore, la difficoltà della diagnosi e delle cure fanno sorgere spesso stati di ansia e depressione, nonché la messa in discussione del proprio senso di femminilità, influenzando gli aspetti emotivi e sessuali anche della vita di coppia che viene vissuta con frustrazione, paure e insicurezze da entrambi i partner. Capita infatti che, a causa del dolore, le donne esperiscano emozioni negative correlate alla sessualità, cosa che fa diminuire o annullare l’esperienza del piacere e può portare all’evitamento della penetrazione o di una qualunque altra attività sessuale.
l dolore sessuale quindi, e la sua anticipazione, bloccano il desiderio che a sua volta può trasformarsi in un disturbo dell’eccitazione
Il dolore sessuale quindi, e la sua anticipazione, bloccano il desiderio che a sua volta può trasformarsi in un disturbo dell’eccitazione, dell’orgasmo o ancora in un vaginismo secondario alla dispareunia, dove quindi la penetrazione è impossibile.La terapia sessuale può senza dubbio aiutare la donna (come anche la coppia) a rivivere la sessualità con piacevolezza e benessere. Infatti, il supporto psicosessuologico, abbinato a tecniche specifiche che negli anni si sono dimostrate efficaci, aiutano a ridurre il dolore, a migliorare le capacità di autoefficacia nell’affrontare questa patologia, a riprendere la vita sessuale attraverso la consapevolezza di sé, la conoscenza del proprio corpo e del proprio piacere – che può essere espanso e vissuto in nuove e diverse forme – e a trattare le disfunzioni sessuali pregresse o insorte con la vulvodinia.
Dott.ssa Marilena Iasevoli