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Il gonfiore addominale. Cause e terapie per curarlo

Il gonfiore addominale, con tensione e dolore, quando siano state escluse patologie organiche, rientra nella sindrome dell’intestino…

Il gonfiore addominale. Cause e terapie per curarlo
Il gonfiore addominale. Cause e terapie per curarlo

Un disturbo di cui tutti soffrono prima o poi, ma anche un problema che colpisce con fastidiosa frequenza una grande parte della popolazione, soprattutto femminile. Parliamo di gonfiore addominale, un disturbo doloroso, fastidioso, di cui a volte è difficile stabilire la causa e che molto non sappiamo come trattare. Abbiamo chiesto al Prof. Antonio Iannetti, Specialista in Malattie del Fegato e Medicina Interna, di rispondere ad alcune delle domande che regolarmente riceviamo dalle lettrici di Margherita.net. Ecco le sue risposte.

Capita di soffrire di gonfiore addominale, di sentire l’addome teso e a volte dolorante. Quali sono le cause più frequenti di questo disturbo, quando si sono escluse patologie più serie?

Il gonfiore addominale, con tensione e dolore, quando siano state escluse patologie organiche, rientra nella sindrome dell’intestino irritabile, che spesso è molto invalidante ed è causa di grande disagio sociale. La frequenza con la quale i Pazienti lamentano questi disturbi è impressionante. Nella mia pratica quotidiana, l’80/90%, di coloro che vengono a farsi visitare, lamenta questo fastidio, considerando sia quelli che lo evidenziano come disturbo primario, che quelli che lo descrivono come sintomo secondario.

Le statistiche ci dicono che la Sindrome dell’Intestino irritabile colpisce fino al 20% della popolazione generale degli Stati Uniti d’America, con una prevalenza maggiore nelle aree industrializzate. La percentuale arriva al 43% in Brasile e al 46% in Messico, mentre le nazioni con minore incidenza sono il Giappone e l’India. Questa patologia ha una prevalenza all’incirca doppia nelle donne.

La genesi di questa sindrome non è nota. Sicuramente entrano in gioco disturbi della motilità e un’alterata percezione del dolore. In uno studio che ricordo, si è visto che, la medesima quantità d’aria, introdotta nell’intestino di volontari sani, non arrecava alcun disturbo, mentre Pazienti con sindrome dell’intestino irritabile avvertivano una importante sensazione dolorosa.

Le cause del meteorismo possono essere di natura psicosomatica, legate a stati emotivi e situazioni di stress, con rilascio di catecolamine, o legate a un’ipersensibilità riflessa, con un quadro di iperalgesia viscerale e dolore neuropatico.

L’ingerimento dell’aria durante la deglutizione è un altro importante fattore, per cui, una delle prime cose da consigliare, a chi soffre di questi disturbi, è di assumere il cibo con lentezza e masticando, e quindi assaporando, i pasti, prendendosi il tempo necessario.

La composizione alimentare inadeguata, come l’eccesso di fibra, di lattosio e di legumi, può determinare il problema. Alcuni Pazienti presentano un malassorbimento di alcuni carboidrati (FODMAPs – Fermentable Oligosaccharides, Disaccarides, Monosaccarides and Polyols).

Si sono vagliate ipotesi, riguardanti un’infiammazione intestinale cronica, che potrebbe dipendere dalla flora batterica, responsabile della fermentazione, in particolare degli oligosaccaridi fermentabili (FOS) e della produzione di molecole di gas metano, idrogeno e ammoniaca, attraverso processi di putrefazione.

La flora batterica intestinale può produrre più gas del normale, a causa di alterazioni delle capacità digestive e dell’assorbimento, le cui cause possono essere:

  • insufficienza pancreatica esocrina (talora clinicamente silente)
  • colestasi (talvolta non documentabile con esami clinici o di imaging)
  • proliferazione eccessiva di batteri o funghi nell’intestino
  • malassorbimento di alcuni carboidrati (FODMAPs – Fermentable Oligosaccharides, Disaccarides, Monosaccarides and Polyols), in particolare:
  • Fos e Gos (Galacto-oligo-saccaridi), presenti in legumi, verdure, frutta, cereali;
  • inulina, spesso contenuta negli integratori a base di fibre;
  • lattosio, presente in latte, yogurt, formaggi freschi, gelati e creme;
  • fruttosio, presente nella frutta fresca e disidratata, in alcune verdure, nel miele e nello sciroppo di mais;
  • sorbitolo, mannitolo e xilitolo, presenti in frutta fresca e succhi di frutta, verdure, gomme da masticare e dolciumi.

Alimentazione e stili di vita possono influire ed aggravare i problemi di gonfiore addominale. Quali sono le regole da seguire in positivo, alimentazione e integratori, ma anche le abitudini ed i cibi da evitare?

La dieta (dal latino dies, che significa “giornata”) non comporta solo un’attenzione a quello che mangiamo, ma anche ad uno stile di vita regolare, con il rispetto dei ritmi circadiani di sonno/veglia, con attività sportiva amatoriale quotidiana e riduzione della sedentarietà.

Lo stress viene sempre chiamato in causa e, effettivamente, contribuisce a questa condizione patologica. Rimedi non farmacologici possono essere l’attività ginnica, discipline sportive e filosofiche, come lo yoga, e una particolare attenzione alla dieta alimentare. Un aiuto chimico, quando e se occorre, si può avere da prodotti quali melissa officinalis, menta piperita, fumaria officinalis, finocchio.

Utile può essere l’assunzione saltuaria di benzodiazepine, associate ad antispastici, o terapie più strutturali, ma a basso dosaggio, di farmaci psicoattivi, che noi Gastroenterologi somministriamo con lo scopo di “sedare” il sistema nervoso enterico, più che il sistema nervoso centrale.

Alcuni integratori possono essere utilizzati con beneficio, per esempio quelli che contengono la lattasi, se abbiamo sentore che latte e formaggi freschi peggiorino il problema, pur senza abolire questo importante alimento, che fornisce microelementi e nutrienti, molto utili al nostro organismo.

Altri integratori ed enzimi, come quelli contenenti alfa e beta-galattosidasi, sono utilizzabili con successo, soprattutto quando la nostra alimentazione contiene molta verdura e frutta.

Meteorismo e stipsi sono collegati?

Molto spesso sì. Si tratta della sindrome dell’intestino irritabile a componente stitica, quella sindrome che si presenta con dolori, gonfiori e coliche gassose, diversa dalla stipsi funzionale, che non presenta particolari disagi.

Il meteorismo e la flatulenza, di natura funzionale, sono una sintomatologia che si presenta con una frequenza di gran lunga superiore rispetto alle manifestazioni, della stessa natura, dovute ad una causa organica.

Questi disturbi funzionali vengono definiti come sindrome dell’intestino irritabile, a componente stitica, diarroica o mista, che spesso si associano a situazioni emotive e di stress ambientale, che comportano alterazioni motorie. La percezione di gonfiore e maggiore quantità d’aria è spesso legata alla dismotilità, che determina un’anomala distribuzione dei gas nell’intestino, con sacche dilatate per lo spasmo. È frequente che, soprattutto le Pazienti femmine, forse perché più attente alle loro linee estetiche, segnalino come il loro addome presenti dei bozzi o delle asimmetrie.

Il discorso della motilità si collega al Sistema Nervoso Enterico (SNE), che produce il neurotrasmettitore serotonina, che si trova anche nel Sistema Nervoso Centrale, e governa la peristalsi del colon. L’asse cervello-intestino fa sì che un’eccessiva produzione di serotonina possa determinare un transito accelerato, e quindi diarrea, mentre il contrario causa stitichezza.

Quali sono le terapie più prescritte, quelle che hanno dimostrato di riuscire ad alleviare se non a risolvere il problema del gonfiore addominale?

L’approccio farmacologico, se pure utile, deve essere riservato alle fasi acute e deve avere una durata limitata nel tempo.

Quello su cui si deve puntare è il cambiamento dello stile di vita e delle abitudini alimentari. Dicevo poc’anzi come alcuni zuccheri sono particolarmente produttori di gas.

Ecco che nasce la FODMAP dieta, cioè quella dieta che evita l’utilizzo di nutrienti contenenti fruttani, galattani, di- e mono-saccaridi e polioli.

FODMAP è l’acronimo che sta per Fermentable Oligossaccharides (Fruttani e Galattani), Disaccharides (Lattosio), Monoaccharides (Fruttosio) And Polyols (Alcol-Zuccheri).

Questo termine è stato coniato da un gruppo di ricercatori Australiani, che ipotizzarono che i cibi contenenti questi tipi di carboidrati (a catena corta) potessero peggiorare i sintomi di alcuni disturbi digestivi, come la sindrome del colon irritabile (Irritable Bowel Syndrome, IBS) e anche le patologie infiammatorie intestinali (Inflammatory Bowel Diseases, IBD). Tali carboidrati vengono assorbiti molto poco, a livello dell’intestino tenue, hanno un potere osmotico elevato (richiamano acqua) e vengono fermentati rapidamente dai batteri intestinali, portando facilmente a disturbi tipici della sindrome del colon irritabile (gas, distensione, flatulenza, crampi, diarrea).

I carboidrati della dieta FODMAP sono gli oligosaccaridi (fruttani e galattani), i disaccaridi (Lattosio), i monosaccaridi (fruttosio) e i polioli o polialcoli (come sorbitolo, mannitolo, xilitolo e maltitolo).

Per migliorare i sintomi di gonfiore funzionale e intestino irritabile, la FODMAP-Diet prevede l’esclusione di tutti questi zuccheri contemporaneamente: solo così si avrà un miglioramento dei disturbi intestinali.

Va detto, tuttavia, che ogni individuo riesce a tollerare un quantitativo complessivo differente di questi zuccheri. Perciò non esiste un’indicazione dietetica standard.

Quali zuccheri evitare.

Gli oligosaccaridi sono i fruttani (fructo-oligosacccharides o FOS = polimeri del fruttosio) e i galatto-oligosaccaridi (galacto-oligosaccharides GOS= polimeri del galattosio). L’individuo adulto non possiede gli enzimi per digerirli e quindi non vengono assorbiti dall’intestino. I fruttani a catena lunga sono chiamati inulina, che viene spesso aggiunta come fibra solubile allo yogurt.

Il fruttosio è uno zucchero semplice (monosaccaride), come il glucosio e il galattosio, e non necessita di processi digestivi. Se assunto in eccesso, in alcune persone, può creare problemi di assorbimento (soprattutto se è presente in quantità maggiore del glucosio).

Il lattosio è un disaccaride formato da due zuccheri (glucosio e galattosio). Viene escluso dalla dieta FODMAP solo se i livelli di lattasi (l’enzima che scinde il lattosio in galattosio e glucosio) sono troppo bassi (ciò può essere dovuto ad un difetto genetico, alla razza e a differenti e temporanei disturbi intestinali).

I polioli sono alcoli degli zuccheri e vengono assorbiti lentamente dalla parete intestinale.

In quali alimenti sono contenuti questi carboidrati?

Alimenti ricchi di lattosio sono: il latte vaccino, il latte di capra, il latte di pecora, lo yogurt da latte vaccino o di capra o di pecora, il gelato, la panna, i formaggi freschi.

Alimenti poveri di lattosio sono: il latte deprivato di lattosio, i formaggi stagionati, tipo parmigiano, il sorbetto di frutta.

Alimenti ricchi di fruttosio sono: le mele, le ciliegie, il mango, le pesche, le pere, il cocomero, l’ananas, il cocco, il latte di cocco, la frutta in scatola, la frutta essicata, e i succhi di frutta, gli asparagi, i carciofi, il miele, lo sciroppo d’agave, i dolcificanti con fruttosio. Ed anche salse tipo ketchup, alcolici tipo sherry e porto, bibite con fruttosio.

Alimenti poveri di fruttosio sono: le banane mature, i mirtilli, il pompelmo, l’uva, i limoni, il lime, le fragole, i lamponi, gli agrumi; lo zucchero e lo sciroppo d’acero.

Seguono poi i fruttani, i galattani e i polioli. Ma, una dieta di questo tipo tende ad escludere molti nutrienti. Ecco perché è opportuna eseguirla sotto controllo medico e per periodi non troppo prolungati, provando a reintrodurre, gradatamente, ogni singolo alimento, valutando quelli che il nostro organismo tollera meno.

Le terapie farmacologiche, che citavo prima, vanno dai semplici integratori, costituiti essenzialmente da enzimi digestivi, a farmaci antispastici, o, meglio, regolatori della motilità intestinale, a lassativi di ultima generazione, nel caso di gonfiore legato alla stitichezza. Infine, dànno buoni risultati bassi dosaggi di farmaci psicoattivi, come l’amitriptilina, considerando il suo effetto anticolinergico, o i serotoninergici, che aumentano i livelli di serotonina in circolo, con effetto anche sulla motilità enterica.

Quello del gonfiore addominale sembra essere un problema che riguarda più le donne che gli uomini. È vero oppure anche sotto questo punto di vista ci dividiamo equamente il disagio?

Le statistiche, che citavo prima, ci dicono che questa sindrome ha una prevalenza doppia nelle donne rispetto agli uomini. Però, l’intestino irritabile, che sottintende questo problema, è legato ad abitudini comportamentali e diete scorrette, ed anche ad una predisposizione genetica. In questo senso, ne vanno soggetti sia gli uomini che le donne.

C’è da aggiungere che le donne combattono più frequentemente contro questo fastidioso sintomo, per via del fatto che l’intestino è particolarmente sensibile alle alterazioni degli ormoni sessuali femminili; di conseguenza, durante la gravidanza e nel periodo pre-mestruale, il gonfiore addominale è una condizione comune e ampiamente condivisa dalla maggior parte delle donne.

Ringraziamo il Prof. Antonio Iannetti, Gastroenterologo Endoscopista Proctologo
Specialista in Malattie del Fegato e Medicina Interna
https://iannetti.it/

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