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Il tumore al seno: cause, fattori di rischio, prevenzione e terapia

Non si parla mai abbastanza di tumore al seno. O meglio, se ne parla, ma …

Il tumore al seno: cause, fattori di rischio, prevenzione e terapia
Il tumore al seno: cause, fattori di rischio, prevenzione e terapia

Non si parla mai abbastanza di tumore al seno. O meglio, se ne parla, ma forse a volte in maniera superficiale. Non vengono fornite informazioni utili non solo a capire l’importanza della prevenzione, ma anche a rassicurare, perché grazie alla prevenzione ed ai progressi della medicina il tumore al seno fa adesso un po’ meno paura. Sottolineiamo l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce.

Per affrontare in maniera il più completa possibile il discorso relativo al tumore al seno abbiamo intervistato il Dott. Franz Cerato, specialista in Chirurgia generale – ASS 2 Isontina – Ospedale di Gorizia.

In questa intervista abbiamo cercato di affrontare quei punti che tutte le donne, e le ragazze, devono sempre avere ben presenti quando si parla di tumore al seno. Dalle sue cause e dai principali fattori di rischio all’importanza della diagnosi precoce. Dalle terapie che per fortuna sono oggi meno distruttive rispetto al passato, alle sempre più alte possibilità di guarigione. Soprattutto, lo ripetiamo, se il tumore viene diagnosticato e curato nelle sue primissime fasi.

Quale è l’incidenza del tumore al seno nella popolazione femminile italiana, e quali sono le fasce di età più a rischio?

In Italia il tasso di incidenza di tumore al seno nelle donne è di 114 casi/100.000/anno ed è il tumore più frequentemente diagnosticato nelle donne con una percentuale del 41% nella fascia d’età da 0-49, del 35 % tra 50 e 69 anni, del 21% dopo i 70 anni.

Esiste una familiarità? Chi ha già avuto in famiglia dei tumori al seno è più a rischio?

Si, il rischio aumenta soprattutto se ad essere colpite sono state la mamma o le sorelle; così come quando ci troviamo in presenza di alcune mutazioni geniche.

La pillola anticoncezionale può aumentare il rischio di tumore al seno?

I contraccettivi orali comportano un modesto aumento di rischio che scompare entro 10 anni dalla sospensione

Oltre a quelli che ci ha appena descritto, ci sono altri fattori che possono aumentare il rischio di tumore al seno?

Sicuramente e possiamo suddividerli in sociologico/demografici (età, popolazioni occidentali ricche, classi socio-culturali agiate, migrazione in paesi ricchi in età pre-pubere o puberale); costituzionali, fisiologici e riproduttivi (famiglie ad alto rischio, elevato peso alla nascita, menarca precoce, statura elevata, nulliparità, primigravidanza tardiva, età ai figli successivi, mancanza di latte o allattamento breve, età alla menopausa, obesità o sovrappeso in menopausa) ed infine ambientali (esposizione a radiazioni ionizzanti, terapie ormonali, dieta ricca, scarsa attività fisica specie in età giovanile, consumo di alcool, dieta povera di frutta e verdura).

Quali sono gli esami da fare per individuare per tempo il tumore al seno?

Il principale esame è la mammografia che permette di effettuare uno screening su vasta scala.

Perché si prescrive spesso non solo l’ecografia ma anche la mammografia? Sono due esami che ‘vedono’ cose diverse? Se ho fatto una ecografia e non ci sono segnali allarmanti devo comunque eseguire anche la mammografia?

Sono due esami tra di loro complementari: a volte ciò che “sfugge” ad uno può essere rilevato dall’altro. E’ opportuno ricordare inoltre che nella mammella della giovane (con una densità ghiandolare superiore) l’ecografia dà risultati migliori. Non tralasciamo inoltre la risonanza magnetica che può fornire ulteriori elementi in caso di dubbio diagnostico ed è utile soprattutto nelle giovani con importante familiarità o predisposizione genetica.

Ogni quanto tempo devono essere ripetuti questi esami?

Le linee guida suggeriscono l’esecuzione di una mammografia ogni 2 anni nella fascia d’età tra 50 e 69 anni, dibattute sono le indicazioni tra i 40 ed i 49 anni in quanto alcuni autori sostengono che in questa fascia sia opportuno calibrare la cadenza a 12-18 mesi in base ai fattori di rischio.

L’autopalpazione è in grado di aiutare ad individuare i primi sintomi del tumore al seno?

L’autopalpazione permette di capire se è comparsa qualche anomalia (nessuno meglio di noi stessi conosce il proprio corpo); successivamente sarà il caso di rivolgersi ad uno specialista che potrà suggerire gli approfondimenti diagnostici più opportuni.

Se un esame segnala la presenza di formazioni sospette, cosa succede? Quale è solitamente la procedura a questo punto?

Dopo il riscontro mammografico od ecografico di una lesione sospetta si procede solitamente a biopsia della stessa; il risultato dell’ esame istologico porrà le eventuali indicazioni chirurgiche.

Preso per tempo il tumore al seno può essere curato con successo?

Assolutamente, in media la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è del 87 %. Comunque bisogna sempre considerare lo stadio della malattia che se curata in fase iniziale fa aumentare la percentuale di sopravvivenza. E’ pertanto opportuno per questo motivo aderire ai programmi di screening.

La chirurgia ha conosciuto un’evoluzione?

Certamente, siamo passati da una chirurgia demolitiva di alcuni decenni fa (mastectomie radicali e svuotamenti dei cavi ascellari) ad una chirurgia sempre più conservativa (quadrantectomia e ricerca del linfonodo sentinella) con trattamenti integrati (radioterapia, IORT) ed oncologici avanzati.

Recentemente si è parlato molto di asportazione totale a scopo preventivo. In quali casi è indicato, se è indicato, questo intervento?

E’ un argomento piuttosto delicato, di cui discutere con la paziente in maniera estremamente chiara e capire le sue motivazioni; si cura un rischio non una malattia e si sottopone la persona ad un intervento demolitivo per quanto successivamente seguito da uno ricostruttivo. Bisogna valutare l’impatto psicologico dello stesso bilanciato sui benefici soprattutto in chi sia geneticamente predisposto od abbia una forte familiarità.

Per concludere desideravo evidenziare come in modo particolare la patologia mammaria riconosca un iter diagnostico- terapeutico d’equipe: sono diverse le figure professionali che lavorano in sinergia, il radiologo, l’anatomo patologo, il chirurgo, l’oncologo, il radioterapista, il medico nucleare, il fisiatra, in alcuni casi lo psicologo e solo ove sussista un “gruppo senologico” si può ottenere un risultato allineato agli standard richiesti al giorno d’oggi.

Ringraziamo il Dott. Franz Cerato, specialista in Chirurgia generale – ASS 2 Isontina – Ospedale di Gorizia [email protected]

Alessio Cristianini per Margherita.net

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