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Diventare modella. Cosa aspettarsi quando si inizia a fare la modella?

Parliamo del lavoro di modella. È una professione che continua ad affascinare. Sono tante le …

Fare la modella. Come si diventa modelle?
Fare la modella. Come si diventa modelle?

Parliamo del lavoro di modella. È una professione che continua ad affascinare. Sono tante le ragazze che sognano questo lavoro. Ma cosa bisogna aspettarsi? Come funziona una volta che si è trovata un’agenzia seria, e si inizia a lavorare? Stefano Parpinel di MP Management ce lo spiega in questa intervista. Stefano si occupa dello scouting, cioè della ricerca di nuove modelle, ma soprattutto anche della loro formazione. È lui che accompagna le nuove ragazze, le future modelle, durante i loro primi passi verso – almeno così si spera – il top.

Cosa deve aspettarsi una modella che viene a Milano, e che non ha nessuna esperienza del lavoro di modella?

Stefano Parpinel: Inizialmente ‘andiamo di esperienza’, non c’è una regola. Le regole non esistono. Questo è il bello di questo business. Non ci sono regole ma semplicemente una struttura, una costruzione. Quindi anche l’agente in un colloquio di pochi minuti – un colloquio di conoscenza ma può anche essere un po’ più lungo – non può capire subito esattamente che direzione seguire.

Noi principalmente cerchiamo di lavorare a 360 gradi. La modella arriva in agenzia, le si danno delle direttive per fare la prima trasformazione di immagine, nel senso che tra ‘la più bella ragazza della scuola’ e la modella c’è una differenza. Quello della modella è un lavoro, è una professione. Quindi ci sono determinati parametri da rispettare. La modella deve essere sempre pronta fisicamente, sempre a posto. Il dettaglio va curato, il modo in cui ti vesti va curato per sembrare una modella, perché il cliente si aspetta, pagando, di avere un servizio professionale dall’altra parte.

Il primo step è quello di cercare di inquadrare quale possa essere il settore in cui si lavora. Il secondo step è quello di vedere come funziona, quindi si organizzano dei ‘test shoot’ che le agenzie non fanno pagare, o meglio, non dico che non fanno pagare, ma l’agenzia anticipa il denaro per la modella. Quindi non chiede mai direttamente denaro. È un investimento, è quello che si diceva prima: ‘Io credo in te, credo che tu possa fare la modella quindi investo in un fotografo che so che può darti un’immagine che noi vogliamo per farti fare le prime fotografie.‘ Da quello si vede se una modella è portata perché ci sono delle ragazze che si trasformano completamente davanti alla macchina fotografica e neanche lo sanno, e delle persone che magari hanno una personalità pazzesca e poi davanti alla macchina fotografica… zero, si annullano.

Quindi da lì già si può capire su quale tipologia di clienti si potrà lavorare. Ci sono modelle che in foto escono, tra virgolette, non benissimo ma poi quando camminano si trasformano, danno un’immagine, e delle modelle che questo lo fanno in foto. Dunque normalmente si organizzano dei test magari con giovani fotografi o con fotografi con una certa esperienza, per creare le prime foto del book.

Quando le prime foto del book e la prima strategia, la prima idea che l’agenzia ha della modella, è pronta, la si introduce sul mercato.

Noi lavoriamo in due modi per introdurla: un modo un po’ più diretto è il nostro contatto diretto con il cliente al quale inviamo le foto e dal quale riceviamo immediatamente un feedback, tipo ‘Ho lei, è nuova. Cosa ne pensi?’ E da lì si ha un feedback. Il secondo modo, la parte più divertente per le modelle, sono i casting. Quindi le si mandano un po’ in giro a vedere come lavorano le altre modelle, a fare quelle lunghe ore di attesa prima di poter incontrare i clienti, anche soltanto per un secondo, e vedere quali sono i primi feedback.

Perché la realtà vera è che poi è il cliente che decide se può funzionare o non funzionare.

Quindi si attende il primo feedback, si fanno i casting, si fa la famosa gavetta delle ore in coda con altre mille modelle ad aspettare il proprio turno, e poi da lì dopo tre, quattro settimane – perché prima è impossibile – si hanno già i primi feedback dai clienti. Ci danno delle risposte. ‘Ci dicono, può funzionare per questo, per me potrebbe funzionare‘ e da lì vedere come lavorare. Normalmente sono casting, test e tanta tanta esperienza con le altre modelle.

Allora le ragazze devono avere un carattere piuttosto forte?

Stefano Parpinel: Non bisogna avere paura. Come tutte le cose della vita. È un lavoro, la competizione è altissima. Nessuno ti aspetta, non ci sono meriti che vengono dal cielo, neanche la bellezza. Perché nonostante qualunque cosa si possa pensare, tu puoi avere le misure giuste, la bellezza giusta, essere la donna più bella del mondo, ma se hai paura, non sei sicura di te stessa e non hai la personalità giusta, allora puoi trovare qualcuna che è meno perfetta di te ma che può funzionare meglio. In più, un altra cosa, non esiste la perfezione.

Quello che le ragazze, le persone vedono magari come difetti, alle volte nel nostro mondo sono dei pregi pazzeschi. Per esempio le orecchie a sventola. Qui ci sono delle modelle con le orecchie a sventola che hanno fatto delle orecchie a sventola il loro punto di forza. Non è dunque tanto una questione di carattere ma è una questione di competizione come in qualunque lavoro.

L’unica vera differenza forse è che magari una ragazza che non fa la modella scopre che il mondo del lavoro è così pieno di competizione un po’ più in là con l’età. Quindi quando lo scopre a 25, 26 anni forse è un po’ più pronta, ha un po’ più di esperienza di vita. Quando ti capita di scoprirlo che hai 16, 17 anni il tempo è un po’ più stretto.

Dall’altra parte il lavoro di modella fa molto bene alla personalità delle ragazze. Molte volte mi è capitato di vedere proprio la trasformazione mentre la modella lo capisce e si adatta alla competizione. Magari uno si aspetta che tutto cada dal cielo perché sei carina, perché ‘la mamma mi ha detto che sono bella, perché tutti mi dicono che sono carina, che posso fare la modella‘. La trasformazione di cui parlo è dovuta al ‘Oh cavolo, questo è un lavoro, è una cosa seria, ci sono persone che lo fanno veramente fatto bene allora lo devo fare anche io.

Ringraziamo Stefano Parpinel di MP Management a Milano http://www.mpmanagement.com/

In collaborazione con ADVERSUS

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