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Quando ti innamori di un collega

…o, peggio, del tuo capo… Succede e anche spesso, credeteci. Si sa, se ne parla magari facendo qualche battuta tra colleghi, ma quando accade a te, ti sconvolge la vita.

Quando ti innamori di un collega
Quando ti innamori di un collega

Ti sconvolge la vita, sia che si tratti di semplice e pura attrazione fisica, sia che si tratti di una vera e propria storia d’amore. Abbiamo raccolto le testimonianze di due nostre amiche che hanno voluto raccontarci la loro esperienza.

Mariarosa, 33 anni, milanese, product manager presso un’azienda di telecomunicazioni. ‘Sono cinque anni che lavoro in questa società e quattro da quando ho iniziato la storia con Paolo. Lui ha 43 anni, ed è il ‘capo’, il classico bocconiano rampante, con un certo fascino e, tanto per cambiare, una moglie e due figli. Classica situazione? Sì, classicissima, e come da copione io ci sono cascata, mi sono fatta incastrare dalla situazione, dal sentirmi lusingata dal suo interessamento nei miei confronti e dal fatto che ero single e spensierata. Sottolineo spensierata, perché ciò che mi ha tolto Paolo è stata proprio la mia spensieratezza, e questo credo non glielo perdonerò mai.

Ci siamo visti e subito, appena assunta, ho capito che il suo sguardo si appoggiava su di me, e questo mi divertiva e lusingava. Lo vedevo un po’ timido quando ero presente insieme ad altre persone in riunioni di lavoro, ma mi dicevo che, forse, la mia fantasia galoppava troppo: lui è sposato, ha figli, perché mai doveva mettere in crisi un rapporto solido per me? Tutto è successo dopo un anno che io lavoravo lì, e in occasione di una fiera siamo andati in 4 della nostra azienda ad Hannover per qualche giorno. Le mie colleghe mi avevano presa in giro per settimane, ipotizzando come e quando lui ci avrebbe provato (c’è stato anche chi ci ha scommesso su qualche soldo). Ma io non ci credevo fino in fondo, nonostante la grande attrazione che sentivo per lui.

E invece, la prima sera in albergo ho sentito bussare alla mia porta e Paolo è entrato per… parlare un po’, mi ha confessato tra il timido e l’imbarazzato i sentimenti che provava per me e… siamo finiti a letto dopo dieci minuti (cronometrati). Tutto è stato stupendo, fantastico… terribilmente stupido. Sono seguiti mesi e anni di pianti, di promesse non mantenute, di appostamenti sotto casa sua e scenate isteriche in ufficio, dove tutti fingono ancora in mia presenza di non sapere nulla, ma spettegolano a più non posso.

L’attrazione da parte mia si è trasformata in amore, e anche da parte sua (così dice lui): peccato che ci sia una moglie di troppo e che io a 33 anni vedo già trascorrere la mia esistenza nei panni dell”altra’.

In questi giorni ho però fatto qualcosa che per me è importante: ho inviato un mio curriculum a una società di Roma, e mi hanno chiamata per il primo colloquio. Forse, se tutto va bene, sarà l’occasione per tagliare con questa storia senza sbocchi, ma vi giuro, sarà difficile rinunciare alla persona con cui ho vissuto momenti bellissimi e appassionati.’

Roberta, 40 anni, dirigente in una casa editrice. ‘Sono anni che lavoro nel mondo dell’editoria e due anni fa l’ambito traguardo di responsabile di un settore molto importante della mia azienda, è coinciso con la mia separazione. Un figlio non è bastato a salvare il mio matrimonio, dopo anni di incomprensioni e silenzi. La separazione è stata un po’ una liberazione, ma anche un momento di grande crisi, che con l’aiuto del lavoro ho superato. Per me gli uomini non esistevano più, se non dal punto di vista lavorativo, e quando è arrivato Alberto, cinque anni più di me, single convinto, a ricoprire un posto simile al mio nella nostra azienda, mi ha subito divertito il suo modo simpatico e discreto di ‘provarci’ con me.

Non avevo nulla da temere, mi dicevo, dopo la separazione mi faceva piacere la compagnia di buoni amici, ma nulla di più. Alberto si è insinuato nella vita mia e di mio figlio in punta di piedi, con molta discrezione e portando una ventata di allegria che mancava da tempo. I problemi non sono mancati, soprattutto al lavoro, dove i colleghi diffidavano di questa nostra amicizia, e soprattutto del fatto che spesso dovevamo fare viaggi di lavoro insieme.

Credetemi, durante quei viaggi abbiamo riso tanto, ma non lo abbiamo mai fatto. E’ successo un anno fa, a casa mia, quando mio figlio era da suo padre per il weekend, e io e Alberto avevamo noleggiato l’ennesima videocassetta e preparato una cenetta cinese per due.

Ero tranquilla, l’atmosfera creatasi tra noi mi faceva assaporare il senso di famiglia che mi era mancato da così tanto tempo, ed è successo, nel modo più dolce possibile. Da quella volta non ci siamo lasciati per un solo giorno e al lavoro ormai hanno capito che la nostra è un’unione vera e non ostacola il nostro modo di lavorare, anzi.

Ah, a proposito, appena avrò il divorzio abbiamo deciso di sposarci, o meglio, lo ha deciso Alberto, che non sa a cosa va incontro, io ci sono già passata e potrei farne a meno, ma lui vuole provare l’emozione del matrimonio.’.

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