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Donne e fitness (ma non solo). Intervista a Patrizia Boaretto, personal trainer, campionessa Mondiale di body building

Ho cominciato a fare le prime gare, quelle che si tenevano tra le palestre. Era il periodo d’oro del body building. Ad allenarsi un seriamente in palestra saremo state in tre o quattro.

Patrizia Boaretto - Photo courtesy of Patrizia Boaretto 1996
Patrizia Boaretto – Photo courtesy of Patrizia Boaretto 1996

Parliamo di donne e body building con Patrizia Boaretto, un nome molto noto (un nome storico) nel mondo del body building italiano, una delle prime campionesse italiane negli anni ‘90. Oggi Patrizia lavora come Personal Trainer a Milano, dopo aver vissuto in prima persona la parabola del body building in Italia, da protagonista vincendo numerosi titoli nazionali ed europei e infine il mondiale, fino al momento in cui ha deciso di ‘appendere il costume al chiodo’ e dedicarsi al personal training a tempo pieno. (Per i consigli fitness alle donne di Patrizia Boaretto fai click qui)

Come hai iniziato? E come ti sei avvicinata al mondo del body building agonistico?
Ho cominciato ad allenarmi che non avevo neanche 21 anni, stiamo parlando del 1986. Dovevo perdere un po’ di peso, e così ho iniziato a frequentare una palestra. Mi è piaciuto subito. Ho cominciato a fare le prime gare, quelle tipiche che si tenevano tra le palestre. Era il periodo d’oro del body building. Ad allenarsi un po’ seriamente in palestra saremo state in tre o quattro ragazze, si e no, quindi in poche. Le prime gare sono andate subito bene, mi sono piaciute e quindi ho cominciato con i campionati regionali della LNC. Ho fatto i regionali, il Nord Italia e gli italiani della LNC nell’88, nello stesso anno ho partecipato ai campionati del Nord Italia sia nella LNC sia nella NABBA, e li ho vinti entrambi. Un ottimo esordio.

Dopo quanto tempo hai iniziato con le gare? Intendo, da quando hai iniziato ad allenarti alla prima gara quanto è passato?
Dal momento in cui ho messo in piede in palestra alle prime gare sono passati due anni. Era piccolina, magrolina, pesavo 45 kg. Le gare andavano per categoria per peso. Poi mi sono presa una pausa per riordinare le idee e prepararmi in maniera adeguata alle gare. Un anno e mezzo di pausa. Ho cambiato palestra e allenatore e ho ripreso a gareggiare sempre nella IFBB. Ho cominciato direttamente con le selezioni per i mondiali nel ’93. Nel ’93 mi sono classificata quarta nella selezione per il mondiale del ’93. Poi ho fatto l’anno dopo il Grand Prix a Molteno, nel luglio del ’94 dove mi sono classificata prima.

Poi selezione mondiale, sempre nell’ottobre del ’94, seconda classificata. Mi hanno mandata ad Amburgo a fare, sempre nello stesso anno, un Grand Prix, sempre della IFBB. Avevo vinto la prima classificata di categoria e la prima classificata in assoluto.

L’anno dopo, Grand Prix a Bellinzona, di nuovo prima classificata, dopodiché c’è stato un problema con la federazione che diceva che eravamo troppo grosse, troppo muscolose, che non andavamo bene. Ho cambiato federazione e sono andata nella WPF. Sono arrivata prima al  campionato europeo, ho fatto la prima individuale e la seconda classificata a coppie. E poi, sempre nel ’96 ho fatto il campionato mondiale, mi sono classificata prima…

Patrizia Boaretto campionato mondiale 1996
Patrizia Boaretto campionato mondiale 1996

E poi ti sei fermata…
Sì, poi ho ‘appeso il costume al chiodo’. Cosa altro avrei dovuto fare? Passare nelle professioniste voleva dire dover aumentare ancora di massa muscolare. Ai tempi nelle professioniste non c’era la categoria di peso, quindi voleva dire che per competere con le atlete più alte avrei dovuto mettere su ancora massa muscolare. Sarei diventata inguardabile al di fuori del palco di gara. A questo punto ho ‘appeso il costumino al chiodo’. E non me ne sono mai pentita.

Cosa facevi nella vita, come lavoro, accanto alle competizioni?
Ho sempre lavorato in palestra. Da quando ho cominciato a gareggiare, ho cominciato a lavorare in palestra. Quindi non è stato difficile conciliare l’attività lavorativa con le gare. Era tutt’uno. Mi allenavo al mattino, lavoravo di pomeriggio e la sera. Nei periodi di gara lavoravo un po’ meno, ma dai 21 anni in poi sono praticamente cresciuta in palestra.

Una volta si chiamava body building, ma con il tempo il concetto si è un po’ annacquato, o mi sbaglio?
Ho sempre fatto quello che all’inizio era body building, poi body building non andava più bene ed è diventato ‘wellness’, poi è diventato ‘fitness’. Adesso parlare di ‘body building’ fa venire l’orticaria se solo nomini la parola :-) Oggi l’allenamento in palestra con i pesi è un po’ un misto, tutti ci si possono buttare dentro perché in qualsiasi altro sport – che tu faccia judo, tennis, nuoto… c’è sempre quella base lì.

Patrizia Boaretto Grand Prix di Bellinzona 1995
Patrizia Boaretto Grand Prix di Bellinzona 1995

Certo che il body building ha viene anche spesso associato all’uso di sostanze proibite e pericolose…
Sì, nell’immaginario collettivo il body building è diventato lo sport del doping per eccellenza. In alcuni casi era effettivamente anche vero, però è anche vero che ti puoi allenare bene in palestra e farti un fisico bellissimo, costruendoti senza farti male, senza assumere sostanze pericolose, seguendo semplicemente le regole del body building: allenamenti con i pesi ed alimentazione corretta.

E poi si vedeva il culturista o la culturista come una persona che andava bene in gara ma inguardabile fuori gara. Si è data l’immagine sbagliata di quello che è l’agonista. Idem per le donne.

Per le donne ancora peggio. È vero, io ero fortunata perché sono esile di struttura, quindi gareggiavo e vincevo ma fuori gara non si capiva nemmeno se ero una ballerina di danza classica o una culturista perché quando ero vestita non si vedeva. Ma in donne con una struttura fisica magari un pochino più massiccia si vedeva. Per una donna identificarsi diventa difficile e nel momento in cui tu non riesci a far identificare le persone, le persone scappano. Idem per l’uomo. Poi quando siamo andati verso fine anni ’90, 2000, il panorama si è completamente stravolto. Tanto è vero che le body builder hard sono sparite. Non ne senti quasi più parlare, mentre una volta erano il top della gamma, erano la Formula 1. I body builder sono guardati ed apprezzati da un certo tipo di appassionati di nicchia, ma anche lì, non è più lo stesso. Nelle palestre non li trovi quasi più.

Dopo aver appeso il costume al chiodo cosa hai fatto?
Quando ho appeso il costume al chiodo ho fatto un grosso errore… sono ingrassata. Ci ho messo tre anni per mettermi in forma.  Fai conto che io ero passata dai 53 kg del mondiale ai 65 kg, e poi ho smesso di pesarmi, per disperazione. Fortunatamente ho sempre continuato ad allenarmi. Ho dovuto rimettermi un attimo insieme anche per quanto riguarda l’alimentazione, ho fatto un grosso lavoro, e io ringrazio questo sport perché è vero che ha tanti eccessi, però è anche vero che ti porta a conoscerti molto bene.

Una delle cose belle di questo sport è che impari a capire tutti i segnali che ti dà il tuo corpo. Impari a conoscerlo, impari a conoscere anche te stesso come persona. Cioè, se riesci a prenderlo non come una cosa superficiale del tipo ‘voglio diventare grosso’, ma come lavoro su te stesso, allora impari a conoscerti. E quindi mi è stato relativamente facile ritrovare la forma.

Dopo i 40 anni il corpo cambia, cambia un po’ tutto. Quali sono i consigli alle donne che leggono questa intervista?
Per una donna che non ha mai fatto attività fisica, questo può essere il momento per farci un pensierino, per fare qualcosa, proprio per contrastare il fisiologico processo dell’invecchiamento.

Ringraziamo Patrizia Boaretto, Personal Trainer a Milano
Fai click qui per la pagina Linkedin di Patrizia Boaretto

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