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Viaggiare. Madagascar

FOTO & TESTO: MAURO PILOTTO – Ero stato in Madagascar, la prima volta, circa 10 anni …

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Madagascar, ph. Mauro Pilotto

FOTO & TESTO: MAURO PILOTTO – Ero stato in Madagascar, la prima volta, circa 10 anni fa… e ci sono luoghi che per una serie di motivi insondabili ti rimangono dentro, ti rimangono impressi, e il fatto che il pensiero torni frequentemente ad accarezzare le sensazioni provate quando ci si trovava lì… è il segno tangibile che quel posto ti si è scolpito dentro, ti ha lasciato dentro qualcosa che non te lo farà più scordare.

Il Madagascar inevitabilmente mi aveva colpito per la forza, e forse in qualche modo la “violenza” della sua natura protagonista imperante, i colori e le cromie talmente dense, sature… come solo l’Africa può offrire; il verde della vegetazione è straordinariamente vivo, il marrone misto a chiazze d’ocra e arancio è segno di una terra ricca di elementi naturali propizi alle coltivazioni; lungo le coste disseminate di palme, banani o altri alberi altissimi dai meravigliosi tronchi intricati come sculture di legno, sono intervallate da scogliere rocciose nerissime di chiara origine vulcanica. Il colore del cielo e del mare è cangiante, in un’alternanza di toni azzurri e blu profondi, a seconda della luna che regola le maree, estremamente variabili nel flusso e nell’alternanza che muta la fisionomia delle spiagge e del paesaggio circostante, creando scenari incredibilmente variabili e suggestivi.

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Madagascar, ph. Mauro Pilotto

L’arrivo a Nosy Be… non ricordavo che l’aeroporto fosse una specie di hangar diviso in due settori, in una parte ci si divide in più di-sordinate file (del resto siamo italiani, o no…?) per effettuare il controllo dei passaporti, per poi accedere ad uno stanzone per il sospirato ritiro dei bagagli… e qui ad essere cortesi c’è da fare a gomitate per quanto si è costipati; nel momento in cui si individua il proprio bagaglio sul nastro rotante, c’è da saltare sopra chi ci sta davanti! Altro dettaglio, già alla dogana, solo per averti detto: “Bonjour, bienvenue!” aggiungono espressamente “Mancia”… e che diamine, ma cosa avranno già fatto per meritarsi una ricompensa? Parlano fluentemente il francese, tutti, ma anziché il più fine e signorile “argent”, ripiegano senza alcuna vergogna sul prosaico termine italiano… sicuri di non poter essere fraintesi nel loro intento! Quando poi gli fai notare che non hai a disposizione alcuna monetina in euro, si rabbuiano e ti guardano storto, come tu fossi un pezzente!

Evito da un bel po’ di anni di unirmi alle escursioni organizzate dai vari tour operator, e sono certo di guadagnarci nel fatto che amando muovermi a piedi, percorrendo molti chilometri lungo la spiaggia, ed anche all’interno nei villaggi prospicienti al mare, ho la possibilità di vedere delle situazioni, di assistere a delle scene di una tale forza-visiva, che ami avrei la possibilità di conoscere in alcun altro modo. Avevo individuato fin dal primo giorno, nella baia di Ambondrona, che tra la fittissima vegetazione tropicale e la varie staccionate che delimitano le varie proprietà, c’erano dei vicoletti strettissimi, di sabbia e sterpaglia… ma uno in particolare mi aveva attirato, per quanto era buoi e stretto, un sorta di pertugio… e naturalmente non potevo resistere alla grande curiosità di capire dove sbucasse… Sono rimasto sbalordito, perché immetteva direttamente ad un villaggio che sembrava fosse rimasto fermo forse a più di 150 anni fa! All’istante mi ha colpito l’atmosfera, una situazione così ferma nel tempo, immobile, silenziosa e stagnate come l’acquitrino che lo circondava… quando a pochi metri sorge uno dei resort più conosciuti e frequentati della zona…

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Madagascar, ph. Mauro Pilotto

Confesso che mi sono posto qualche scrupolo nel fotografare un ambiente così degradato, sporco, capanne erette in un modo che ci sembra inspiegabile come possano restare in piedi, cataste di fogliame di banani e palme lasciate a seccare sotto il sole, di certo per poter poi diventare coperture dei tetti delle abitazioni in questione. Galline, oche, tacchini, cani denutriti che si aggirano svogliatamente e che probabilmente non hanno manco più fiato per abbaiare, pentole di rame messe sui fuochi accesi sul terreno, biancheria stesa un po’ ovunque… su piante e su ringhiere, indumenti coloratissimi in un ambiente dove tutto sarebbe altrimenti monocromatico, marrone…

Mi sono imbattuto, lungo la montagna rocciosa, che sovrasta la baia di Ambondrona, in una cava di pietra, ed ho visto che uomini, donne , salgono e scavano a mani e piedi completamente nudi… ne traggono sassi di varie dimensioni, che poi spaccheranno, il ticchettio ritmico dei martelli che frantuma la pietra fino a farla diventare sassolini di varie dimensioni, che poi vengono suddivisi in sacchi di juta, poi messi ordinatamente in fila, e venduti poi chissà dove. Ho visto anche dei bambini, piccolissimi, che di certo per stare accanto alle loro mamme, si davano un gran daffare a spaccare e poi ad insaccare, riempiendo i sacchi disposti poi lungo la parte bassa delle pareti della cava, pronti per il ritiro dei camion.

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Madagascar, ph. Mauro Pilotto

Trovarsi improvvisamente davanti ad un gruppetto di studentesse in divisa, di ritorno dalla scuola, e che incuranti del mio passaggio, decidono di arrampicarsi su un albero piuttosto alto e scuotendo fortissimo i rami stracolmi di un frutto simile al limone… ne fanno cadere come fosse improvvisa grandine! Fortuna che avevo il cappello come protezione allo scampato pericolo della pioggia di frutta… Ho chiesto poi incuriosito come si chiamasse quel frutto tropicale che non avevo mai visto prima, e la più espansiva del gruppo mi ha risposto che si trattava di “sequona”… ma temo proprio si trattasse del nome malgascio!

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Madagascar, ph. Mauro Pilotto

Ci sono poi immagini che non potendo fotografare, mi rimarranno impresse in maniera indelebile… stamattina, approfittando della bassa marea, mi sono incamminato verso la spiaggia di Ambotoloaka, e ad un certo punto, ho individuato in lontananza che un gruppo di ragazzini facevano il bagno in una delle tante vasche acquario-naturale che si formano nel fondo roccioso, quando il mare si ritira… Quello che mi sorprende è, che pur essendo sprovvisti di televisione, nelle capanne in cui vivono, sembrano comunque conoscere tutti quegli atteggiamenti, quei codici che normalmente i bimbi apprendono dalla televisione… ecco questo per me è un mistero, e dubito che gli vengano impartiti dagli adulti che avranno ben altro di cui occuparsi! Li vedi poi di primo mattino, che saltellanti e sorridenti sul bagnasciuga, con i loro zainetti in spalle, arrivando dalle loro abitazioni nascoste nel verde, si affrettano a raggiungere la loro scuola…

All’alba di un paio di giorni fa, c’è stato un fortissimo temporale, una pioggia tropicale incessante per un paio d’ore… e non ho potuto non pensare a quelle migliaia di persone che vivono in quelle improbabili ricoveri fatti di ammassi di lamiere, oppure quelle capanne di cui parlavo, con il tetto in makuti… eppure il mattino stesso, quando ho attraversato il villaggio, il terreno era a dir poco sdrucciolevole… pozze di fango che non c’era verso di schivare, tutti gli animali all’aperto… e un numero imprecisato di galli… che sembravano essere scappati dalle ire di uno spennatore-folle, e che continuavano a cantare, a fare il loro verso anche quando il sole era ben alto in cielo! Ma le capanne e le bicocche di cui è puntellato il piccolo villaggio di Ambondrona, erano tutte sopravvissute al vento e al diluvio di poche ore prima…

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Madagascar, ph. Mauro Pilotto

Ho conosciuto Pana, un giardiniere che prestava servizio nel mio resort, che si è autoproclamato mio bodyguard, e si è offerto spontaneamente di farmi da cicerone-malgascio nel caso volessi muovermi nelle zone limitrofe a dove soggiornavo; la sera stessa ha molto insistito per farmi conoscere la Movida di Ambatoloaka, a pochi chilometri da Ambondrona… e per quanto non fremessi, mi ha convinto a seguirlo. I pub erano stracolmi dentro e nei tavolini esterni, molti proponevano musica dal vivo, davvero la sensazione era quella di trovarsi in un contemporaneo girone-dantesco in versione tropicale… tanti mi erano parsi vistosamente su di giri, anzi brilli proprio… e il tono della serata l’ho percepito da subito alterato, a rischio di degenerare, troppi quelli che si agitavano e discutevano animatamente tra loro, e ci vuole poco davvero perché la situazione diventi incandescente in casi come questi… pure Pana, il mio presunto bodyguard, dopo un paio di birre da litro e non so quante sigarette dal tanfo nauseabondo… mi era sembrato poco lucido, le gambe gli facevano ”giacomo” e vedendolo malfermo, prima di doverlo reggere io di peso, ho preferito proporgli di prendere un tuc-tuc verso il resort… e di abbandonare senza alcun rimpianto quel postaccio che proprio non mi interessava!

Decisamente sono altre le sensazioni che mi intrigano, che mi lasciano un segno… come trovarmi per puro caso, ad assistere ad una sorta di festino tra donne, vestite con i loro stupendi costumi coloratissimi, che ballavano intonando una loro canzone-popolare, cantando a squarciagola facendo dei cori tra loro… ed io assistendo divertito e ammirato, ma discretamente dal bordo della spiaggia.. mi individuano e mi imbatto nei loro sorrisi bianchissimi… ma mi è parso evidente che non fosse cosa per turisti, e che comunque i maschietti non fossero i benvenuti, probabilmente si trattava di un rituale proto-femminista!

E la musica è comunque una costante dell’isola, perché non c’è finestra di qualsiasi capanna da cui non esca il suono di musica dal sapore reggae-tropicale… dando sempre una sensazione di leggerezza, di positività, e questo è evidente proprio dall’approccio che hanno con l’ospite straniero, nella maniera istintiva che hanno di porsi e nei loro sorrisi così spontanei e contagiosi… questa è una cosa che si capta già di primo acchito!

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Madagascar, ph. Mauro Pilotto

Le donne popolano la spiaggia, fin dal primissimo mattino, portando i loro tipici contenitori sulle teste, erette con una grazie incredibile, oppure che aspettino i loro uomini sulla battigia, di ritorno dalla pesca che sfamerà le tante persone di cui si compongono le famiglie del villaggio, queste donne hanno un carisma e una flessuosità non comuni… come Giorgina, una venditrice di oggetti e monili, che se ne stava sempre riparata all’ombra di una grande palmeto in spiaggia, donna bellissima e molto curata, sofisticata… con l’attitudine a decorarsi il volto fiero con una polvere protettiva-colorata, facendosi elaborati disegni-origami che la faceva sembrare una sorta di vestale antica, una dea di ebano, come certe maschere che lei stessa vendeva…

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Madagascar, ph. Mauro Pilotto

Una delle tante ragioni per cui, secondo me, vale la pena di scoprire questo luogo stupendo e un po’ fermo nel tempo, anche poco conosciuto dal turismo di massa… è che può offrire degli scorci e delle visioni naturalistiche di un mondo ancora non troppo oltraggiato dall’uomo-devastatore, fortunatamente… come non restare attoniti davanti a dei tramonti che nessuna foto potrà descrivere o raccontare, in un’alternanza di toni rosa, gialli, aranci, azzurri fino al blu più intenso… che nessun pittore potrebbe rappresentare senza sembrare esagerato. Tramonti mai uguali, nuvole-pouf cospargono il cielo fino a perdersi nell’orizzonte che hanno il potere di dare una sensazione di atemporalità… tanta bellezza ammutolisce, l’istinto di abbandonarsi alla voce del vento che arriva da lontano, e perdersi nell’ascolto del rumore del mare…

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